Il primo luglio è la data per l’arrivo dell’assegno unico per i figli: scopriamo in cosa consiste e chi ne ha diritto.
L’assegno unico spetta a qualsiasi famiglia sia residente in Italia, sia essa italiana, sia essa appartenente alla comunità europea. L’assegno unico verrà corrisposto anche ai cittadini extracomunitari che hanno un permesso di soggiorno lungo e che risiedono nel nostro Paese da almeno 2 anni. Il periodo di copertura dell’assegno va dal settimo mese di gravidanza sino ai 18 anni di età del figlio, ma può essere esteso fino ai 21 anni se il figlio si è iscritto all’università, sta svolgendo il servizio civile o è disoccupato. Sono previste delle maggiorazioni all’assegno nel caso in cui la madre sia minore di 21 anni, nel caso in cui il figlio sia disabile, o nel caso in cui si tratti del terzo figlio.
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Quando la riforma è stata presentata si è parlato di assegni che vanno da un minimo di 50 euro ad un massimo di 250 euro al mese. L’ammontare mensile è legato al guadagno annuo di ciascun nucleo familiare, presentato attraverso l’Isee o i suoi equivalenti (la dichiarazione dei redditi ad esempio). Per quei nuclei familiari il cui introito annuo è inferiore ai 30mila euro verrebbe corrisposta la cifra massima, mentre superati i 52 mila euro quella minima. Tuttavia i 20 miliardi stanziati per la misura non sarebbero sufficienti a garantire l’importo massimo.
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L’Assegno, infatti, spetterebbe ad una famiglia italiana su 4 e con la cifra stanziata il massimo ottenibile sarebbe di 161 euro. Questo almeno secondo la simulazione fatta dal Gruppo di lavoro Arel/Feg/Alleanza per l’infanzia riportata dal Corriere della Sera. In attesa di comprendere se il governo aggiungerà fondi per rispettare il massimale considerato nella riforma, secondo questi calcoli i nuclei familiari raggiungerebbero un aiuto annuo pari a 1932 euro per ciascun figlio invece che di 3000 euro netti. Per quanto riguarda coloro che hanno figli a carico che presentano disabilità la maggiorazione dell’assegno varierà in base al grado di disabilità del figlio con un’aliquota compresa tra il 30% ed il 50%. In questo caso, inoltre, il sostegno continuerà anche oltre i 21 anni.
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