Veronica Pivetti ha raccontato in un libro e in alcune interviste il dramma della depressione durato per diversi anni.
C’è ancora oggi tantissima disinformazione su cosa sia davvero la depressione. Spesso questa viene scambiata per uno stato d’animo negativo o per un periodo di forte tristezza e malinconia. Ma la depressione è qualcosa di più subdolo, si tratta di una malattia invisibile che si radica all’interno dell’animo della persona, portandola ad un distacco dalla realtà e facendole perdere qualsiasi voglia, compresa quella di vivere. Chi soffre di depressione si sente talmente vuoto da pensare che qualsiasi cosa possa essere meglio di ciò che sta vivendo.
Lo sa bene Veronica Pivetti. L’attrice ha cominciato a soffrire di depressione a 35 anni, quando ha avuto problemi con la tiroide. La sua problematica fisica è stata curata in modo errato e questo ha portato a delle conseguenze sia fisiche che psicologiche. Veronica ha raccontato tutto all’interno di un libro intitolato ‘Ho smesso di piangere‘, un racconto diretto e crudo di ciò che ha provato e del percorso complesso che ha dovuto affrontare per vincere la battaglia con quella infida malattia.
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Veronica Pivetti e la depressione: “I primi tre anni sono stati un incubo”
L’attrice è tornata a parlare di quel periodo buio un paio d’anni fa a Verissimo. In quell’occasione ha spiegato che la depressione è iniziata mentre si trovava sul set de Il Maresciallo Rocca e che anche durante le sessioni di lavoro questa l’accompagnava e le scatenava delle crisi di pianto: “Ho passato 3 anni a piangere. Ero sul set de ‘Il Maresciallo Rocca’. La truccatrice mi riappiccicava le ciglia finte e mi truccava quando piangevo”. Tuttavia è stato proprio il lavoro che le ha fornito un’ancora di salvezza: “Il lavoro mi ha salvato, mi ha dato l’obbligo di alzarmi dal letto, di curarmi. Non avevo voglia di lavarmi, di curarmi. Ho avuto un periodo estremamente pesante e doloroso. La depressione non significa essere tristi, è una malattia. Va curata. Quando ti rompi dentro devi rimetterti a posto”.
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Il racconto si è fatto ancora più intenso quando ha rivelato: “Io attraversavo le strisce pedonali lentamente perché dicevo ‘Tanto se mi tirano sotto…’. Hai questo distacco dalla vita, è questa la cosa tremenda e dolorosa. Mi sentivo arida e io sono tutto tranne che arida”. Al lavoro, ovviamente, ha affiancato un percorso di cura fatto sia di analisi che di medicine: ” È stato un percorso lungo, ho fatto analisi, sono andata dallo psichiatra, ho preso psicofarmaci. Quando ho trovato il farmaco giusto nella dose giusta, mi ha molto aiutato. È stato un percorso complicato. Poi mi sono messa a posto con la tiroide e sono rinata. I primi tre anni sono stati un incubo”.