Pensione: le Imprese chiedono al governo un ampliamento del contratto d’espansione per favorire il ricambio generazionale.
Nell’incontro tra Mario Draghi e il presidente di Confindustria Bonomi dello scorso 20 aprile, le imprese hanno avanzato una richiesta per accelerare il rinnovo generazionale ed il ricambio. Le imprese hanno chiesto al governo di poter portare a 5 gli anni di anticipo della pensione e di aumentare a 50 il numero di dipendenti che è possibile sostituire. Inoltre sono state chieste agevolazioni per le assunzioni di giovani e donne, così da rendere più semplice per le imprese il ricambio generazionale.
Trattandosi di un contratto con i sindacati, per l’ulteriore modifica del contratto d’espansione era logico cercarne l’appoggio. La possibilità di allargare la platea di beneficiari del contratto d’espansione, così come la richiesta di aggiungere degli incentivi alle assunzioni sono idee che trovano l’appoggio dei vari sindacati. In un recente incontro tra Landini e Orlando si è discusso proprio di come fare ad incentivare misure alternative ai licenziamenti e il contratto d’espansione è stato uno degli argomenti principali.
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Che la misura possa essere funzionale alle imprese e favorevole ai dipendenti lo dimostra il fatto che le grandi aziende come Tim, Eni e Ericsson ne hanno usufruito in questi mesi. Allargare la platea alle piccole aziende (fino a quelle che hanno 50 dipendenti) dunque, potrebbe essere un grosso incentivo al cambio generazionale nel mondo del lavoro. Nel caso si giungesse a questo allargamento, infatti, sarebbero ben 20mila in più le aziende che ne potrebbero usufruire.
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Le stime sul costo di una simile misura mostrano una copertura necessaria di 800-900 milioni di euro. Cifra che potrebbe essere inserita solo a partire dal 2022 con la prossima legge di bilancio. In questa, infatti, si dovrà decidere se rendere il contratto d’espansione una misura fissa o semplicemente di prolungarla. Questa è stata inserita in via sperimentale nel 2019 e scade a dicembre 2021.
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