Prima di prendere i voti Don Davide Banzato ne ha combinate di tutti i colori: “Ho pensato anche al suicidio” ammette oggi.
Don Davide Banzato è un prete molto conosciuto al pubblico televisivo e dei social: giovane, fotogenico, simpatico, è un po’ l’emblema dei sacerdoti 2.0 che esprimono la loro vocazione in modo del tutto originale, ricorrendo ai nuovi mezzi di comunicazione e utilizzando un linguaggio tutto loro. Soprattutto, il percorso che l’ha portato alla tonaca è stato decisamente fuori dal comune: nel suo passato – ha raccontato lui stesso in una recente intervista a Verissimo – ci sono stati anche festini, cocaina e amici persi nell’eroina.
“Il mio mito era Indiana Jones da bambino e volevo fare l’egittologo – ha raccontato Don Davide Banzato nel salotto di Silvia Toffanin -. Siamo quattro fratelli, io ero quello che dava più problemi. L’incontro con Dio è avvenuto quando avevo nove anni. Ero in un campo scout e non avevo mai avuto un’esperienza personale con Dio, anzi, ero anche sbruffone verso alcuni compagni. A fine Messa però ho sentito di fermarmi, e ho sentito pronunciare il mio nome da una presenza femminile. Ero preso dal panico, non c’era nessuno, era una voce interiore, che ha sentito anche il mio compagno di scout Stefano. Ero combattuto se raccontare questo episodio o meno, perché mi ha cambiato tanto. Ho fatto digiuno e sono stato messo in punizione, perché non volevo raccontarne il motivo. Ho rinunciato anche al tiramisù, e io sono goloso ancora oggi”.
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Poi la scelta di entrare in seminario: Lì “ho fatto esperienze belle ma anche altre che mi hanno segnato in negativo. Sicuramente il nonnismo che ho dovuto subire, il distacco dalla famiglia, la privazione dalla libertà e una costrizione che stride con il mio animo libero e ribelle. Sono rimasto con la testa sott’acqua e sono esploso. Ho pensato e gridato per anni: ‘Tutto ma mai prete’. Le ferite del seminario mi hanno scosso. Non ho più voluto festeggiare i compleanni. Nessuna violenza fisica, ma esistono violenze psicologiche e pesanti che uno può subire. Io ho subito episodi forti, alcuni li ho raccontati, altri li porto ancora dentro”.
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La vera svolta è arrivata più tardi: “Ho avuto la cocaina davanti a me, nei festini con i miei amici, ma grazie a Dio non l’ho mai toccata. Alcuni amici sono finiti per strada per colpa dell’eroina. Questo dopo essere uscito dal seminario. Avevo tutto, ma dentro ero morto. In due momenti ho anche pensato al suicidio”. E’ allora che Don Davide ha avuto la sua seconda chance: “E’ arrivata la seconda chiamata della mia vita. Non ho sentito voci, ma è stata una spinta interiore che mi ha detto ‘fai questo, questa è la strada per te’. Quel giorno, in cui sono diventato prete, è morta una parte di me, ma è nata una gioia che non mi abbandona”.
“Non rimpiango nulla e rifarei tutto, ma non è una vita semplice. Ogni scelta è una vocazione, che devi confermare tutti i giorni, anche diventare padre, o madre, o marito. Bisogna lottare ogni giorno. Anche i miei genitori non hanno accettato subito la mia vocazione, ma alla fine erano commossi, contenti, e mi hanno aiutato sempre”, conclude il giovane Don.
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