Lo scudetto dell’Inter fa dimenticare ai sostenitori nerazzurri la necessità di rispettare le norme anti pandemia. Ed a Milano è pazzia totale.
Inter, la festa è servita. Ma in tempi di pandemia è un qualcosa di estremamente pericoloso. Tuttavia la voglia di circa 30mila tifosi di fare festa per la vittoria dello scudetto, dopo una attesa durata 11 anni, è stata tantissima.
E così Milano ha ospitato più di un assembramento di tifosi nerazzurri di tutti i generi e di ogni età, con in particolare piazza Duomo a fare da luogo principale dei festeggiamenti. Non è mancato anche qualche intrepido che ha deciso di sormontare il monumento a Vittorio Emanuele II.
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E più in generale tante altre zone di Milano hanno visto dei raduni corposi di tifosi dell’Inter, spesso e volentieri sprovvisti di mascherine e non curanti di rispettare l’importantissimo distanziamento fisico. Il club nerazzurro aveva pubblicato una nota ufficiale nella quale invitava a fare festa, ma nella maniera più responsabile e civile possibile.
Un invito che molti sostenitori della Beneamata però non hanno raccolto. La Confcommercio Milano ha parlato di festeggiamenti più che comprensibili, mentre non altrettanto è stata la mancanza di controlli oltre che di un piano di gestione per impedire gli assembramenti che sono avvenuti in molte aree della città.
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Inter, la rabbia di tanti verso il sindaco di Milano: “Incapaci di gestire”
“Occorreva transennare le vie per veicolare il passaggio degli individui”, ha fatto sapere il segretario generale Marco Barbieri sul suo profilo personale Facebook. Ed è proprio il caso di dirlo, stavolta è stata “pazza Inter” più che mai.
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Quanto avvenuto a Milano nella giornata di ieri, al termine di Sassuolo-Atalanta 1-1 che ha sancito il successo aritmetico per il 19° campionato vinto dai nerazzurri, ha scatenato rabbia sui social network.
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I profili social del sindaco Beppe Sala hanno fatto da ritrovo per tutta questa indignazione, con molti cittadini arrabbiati con lui e che lo accusano di non avere saputo gestire la situazione.