La virologa si mostra critica nei confronti delle controverse situazioni che hanno riguardato l’applicazione dei vaccini. Cosa accadrà.
Vaccini, la virologa Ilaria Capua lancia l’allarme. La cosa riguarda gli Stati Uniti ma può essere estesa al mondo intero, e riguarda un preoccupante calo delle somministrazioni. A metà aprile oltreoceano ci sono state 3,3 milioni di persone immunizzate al giorno in media, mentre ora tale cifra è calata a 2,2 mln di dosi quotidiane.
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Secondo la 55enne dottoressa romana, di stanza da molto tempo in Florida, ci sono diverse ragioni alle spalle di questo cambiamento non positivo. Ma soprattutto ha inciso lo scetticismo verso i vaccini e verso la pandemia in generale.
Intervistata dal Corriere della Sera, Ilaria Capua ha spiegato che in diversi hanno rifiutato la vaccinazione. Colpevolmente “anche alcuni leader politici hanno sviluppato delle idee diverse da quelle comprovate da parte della comunità scientifica”. L’esempio più eclatante si è avuto in India, dove i vertici politici nazionali hanno dato il liberi tutti.
Con la conseguenza che ora da quelle parti è in atto un vero e proprio disastro sanitario, con oltre 400mila nuovi contagi ogni giorno. Negli Stati Uniti sono soprattutto gli elettori repubblicani e conservatori a mostrarsi scettici. Probabilmente, per motivi diversi, anche una fetta più o meno vasta della comunità afroamericana non ha ancora avuto accesso ai vaccini.
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Vaccini, per Ilaria Capua lo scetticismo pesa sull’immunità di gregge
La Capua si rende conto però che quella in corso nel mondo è una situazione che porta facilmente all’emergere di fragilità anche sociali, oltre che organizzative. Che è un pò quanto sta avvenendo in Italia con alcuni disguidi nella campagna vaccinale.
“Va detto che la popolazione consapevole è stata coperta in larga parte. Ora occorre lavorare su quella scettica. Ma in alcuni stati americani le restrizioni risultano allentate. Si rasenta non tanto il negazionismo quanto il ‘sottovalutismo’. Ora occorre potenziare le operazioni”.
In materia di immunità di gregge, alcuni temono che non possa essere mai raggiunta. Colpa delle tante varianti, più contagiose della matrice originaria del Covid, oltre che del calo nelle vaccinazioni.
Per Ilaria Capua questa condizione necessità di tempo affinché sorga, “ma con la vaccinazione si accelera. Se però tante persone non si fanno vaccinare e sono ancora in corso delle restrizioni (una minore circolazione del virus vuol dire anche minore circolazione degli anticorpi, n.d.r.) ecco che il discorso sull’immunità di gregge entra in crisi”.
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“Occorre vaccinare anche i più giovani”
“Solo con la scienza e senza le interferenze di certa politica e di certa comunicazione potremo farcela. Non nel breve periodo purtroppo, perché lo scetticismo ha causato questo evidente ritardo”.
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Però questo non significa che il virus non verrà sconfitto. Già quanto fatto in un solo anno ha rappresentato un percorso importante. Il fatto è che ci vorrà più tempo prima di tornare alla normalità. Ma occorre capire quanto l’immunità dei vaccinati riuscirà a durare: otto mesi rappresenterebbero un periodo non particolarmente utile per l’immunità di gregge.
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Una soluzione per la Capua sarà accostare ai vaccini antinfluenzali quelli anti Covid, ogni anno all’approssimarsi dell’autunno. Questo consentirà una più efficace copertura. “Anche tra i più giovani, che hanno una interazione sociale più continua e possono portare il virus a casa dei nonni malati. Allora è meglio immunizzare anche loro”.