In materia di pensioni si registra la netta ostilità di Cigl, Cisl e Uil al possibile ritorno della legge Fornero. Cosa chiedono i sindacati.
Pensioni, nelle scorse settimane sembrava profilarsi un ritorno alla legge Fornero, che tante critiche suscitò ai tempi del governo tecnico presieduto da Mario Monti. L’ipotesi è sorta dopo che è diventato certezza il fatto che non verrà confermato il sistema di Quota 100, il quale finirà in soffitta nel prossimo mese di dicembre dopo tre anni.
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Questa possibilità di riprendere la legge Fornero ha spaventato i sindacati, soprattutto perché la stessa prevede un aumento dell’età pensionabile. Si salirebbe ai 67 anni di vecchiaia oppure ai 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini ed ai 41 anni e 10 mesi per le donne. Sembra però che anche la legge Fornero verrà accantonata.
Per Cgil, Cisl e Uil la proposta è quella di accedere alle pensioni a 62 anni oppure allo scattare dei 41 anni di contributi, senza considerare l’età. Tutto questo a partire dal 2022. Ed in questo senso i sindacati lamentano il silenzio del governo e richiedono con urgenza un incontro con lo stesso.
I segretari generali Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri invocano un intervento urgente sulle pensioni, che occorre riformare. A loro avviso tornare alla legge Fornero e costringere milioni di persone vicine al traguardo del pensionamento a dover lavorare per altri 5 anni vuol dire vivere al di fuori della realtà.
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Una riforma è indispensabile anche per dare un minimo di garanzie ai giovani di oggi, che rischiano di andare in pensione a 70 anni secondo i sindacati. Sono in tanti oggi ad accedere tardi al mondo del lavoro o a non accedervi affatto. E questo si tradurrà in una scarsità od in una mancanza di tutela in futuro.
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Viene invocata una ‘pensione di garanzia’ da modellare in base ai periodi di lavoro offerti ed anche a situazioni come stage formativi o disoccupazione forzata. Inoltre si richiede una considerazione speciale per i lavori usuranti e per il lavoro di cura delle donne, tra le più penalizzate per un inasprimento dei requisiti necessari per andare in pensione.
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I sindacati in quest’ottica richiedono un anticipo di pensione per 12 mesi per figlio o per incrementare il coefficiente di calcolo, in base alla volontà della diretta interessata.
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