Ci sono suicidi connessi ad una interruzione di sussidi vitali per i soggetti fragili che di colpo si ritrovano senza aiuti. E sono numerosi.
Il Covid ha avuto un peso notevole sul sistema sanitario di vari Paesi. Con il sorgere della pandemia, molti malati per patologie anche gravi hanno dovuto addirittura sospendere i rispettivi cicli di cura.
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Questo in svariate situazioni si è tradotto in un triste epilogo, con anche dei suicidi. Ma tale circostanza è anche precedente alla diffusione del virus e risulta legata ad altri motivi. In Gran Bretagna i funzionari governativi locali hanno svolto almeno 150 revisioni di altrettanti casi di decessi avvenuti dal 2014 in poi.
Uno dei casi più gravi da quelle parti riguarda la morte di Philippa Day, 27enne madre single scomparsa per overdose dopo che le sue indennità le vennero tagliate.
Lei era stata trovata priva di sensi a casa, con accanto a sé una lettera ufficiale nella quale veniva informata del taglio dei sostegni dei quali aveva potuto godere fino ad allora. Philippa è poi morta dopo due mesi di coma.
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Le indagini sul suo caso hanno portato all’emergere di ben 28 errori di gestione sulla sua posizione. Ed un rapporto dettagliato da parte di un medico legale ha descritto tutto quanto vissuto dalla sfortunata 27enne.
Questi verbali dovrebbero essere obbligatori e la loro importanza è fondamentale nel cercare di capire quale sia il percorso vissuto da una persona che necessita di aiuto. Ma dal 2014 ad oggi risultano esserci solamente quattro rapporti di questo tipo.
Ci sono casi di suicidi come conseguenza di un contrasto netto di giudizio tra quanto disposto dal medico curante ed il DWP (Department of Work and Pensions). Un uomo ad esempio venne dichiarato non idoneo al lavoro per via di gravi problematiche di salute, mentre non la pensava allo stesso modo l’ufficio.
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Ora saltano fuori tanti altri casi come questi che non risultano ufficialmente registrati. E c’è chi accusa i responsabili del DWP di non comprendere i disagi legati a disabilità e malattie croniche ed i disagi anche psicologici ad esse connesse.
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Inoltre in diversi tra parenti ed amici delle vittime dichiarano di non fidarsi delle indagini interne a seguito di opportune segnalazioni. Si riscontra una mancanza di empatia da parte dell’ente, a cominciare dai suoi centralinisti.
Sono fin in troppi a soffrire di paura ed ansia per via di valutazioni mediche carenti ed imprecise svolte per conto del DWP. E ciò che è peggio, c’è stata anche una totale mancanza di apertura e trasparenza per permettere a terzi di esaminare adeguatamente i rapporti su tutti i decessi.
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