La famiglia di una studentessa denuncia un grave episodio avvenuto a scuola e che coinvolge la loro figlia ed una sua docente.
“Torna a scuola in presenza o ti rompo pure l’altra gamba”. Una insegnante ha minacciato così la propria alunna, costretta a restare a casa per un infortunio ad un arto e ridotta perciò a dovere seguire le lezioni tramite didattica a distanza.
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Questa spiacevole storia risale allo scorso anno e coinvolge una professoressa ed una studentessa di un liceo di Firenze. La giovane si era fatta male durante l’orario di scienze motorie a gennaio.
Da allora ha dovuto fare i conti con una distorsione ad un ginocchio che le ha causato diversi fastidi, riducendone la capacità di spostarsi in autonomia.
Alcuni testimoni, i suoi compagni di scuola, aggiungono che la docente avrebbe poi provato a mitigare quella che suonava come una minaccia con un invito dai toni più concilianti, chiedendo alla sua scolara di smetterla di stare a casa a coccolarsi la gamba. “Ti vogliamo in presenza, venerdì prossimo sono certo che starai meglio”.
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Scuola, i genitori protestano ma non hanno risposta: parte la querela
Risulta che questa ragazza abbia alcuni problemi di apprendimento e che sarebbe solita registrare le lezioni alle quali assiste in Dad, allo scopo di poterle riascoltare. I compagni di classe la descrivono come una giovane molto fragile.
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Quest’ultima ha riferito tutto quanto ai suoi genitori, a loro volta insegnanti, i quali hanno mobilitato il loro avvocato oltre che la scuola frequentata dalla figlia. I due hanno protestato con vigore, sostenendo come le parole della professoressa abbiano fortemente demoralizzato e ferito l’adolescente, tanto da farla piangere.
Purtroppo però la dirigenza scolastica avrebbe mantenuto il silenzio su quanto successo, non fornendo alcuna risposta alla madre ed al padre della studentessa. Da qui la scelta di tutelare i propri diritti richiedendo l’intervento dell’avvocato.
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Della cosa sono stati informati anche il Ministero dell’Istruzione e l’Ufficio Scolastico regionale della Regione Toscana. E ci sarà anche una querela rivolta alla Procura del capoluogo toscano.