Giunge una risposta ufficiale in relazione alle ossa ritrovate quasi due anni fa e che hanno fatto pensare ad Emanuela Orlandi.
Il caso di Emanuela Orlandi è stato spesso trattato dalla stampa in tv e sui giornali nel corso degli anni. E questo a causa di possibili svolte che però poi sono sfociate puntualmente in qualcosa sempre alla lontana dalla verità.
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In tutto ciò non si cosa sia accaduto alla ragazza sparita dalla Città del Vaticano il 22 giugno 1983. Lei era nata nel 1968 ed era figlia di un commesso della Prefettura della casa pontificia.
Alla fine del 2019 erano emersi dei resti ossei all’interno del cimitero teutonico di Roma e subito questo ritrovamento aveva fatto pensare a lei. Ma purtroppo è arrivata la conferma che quel che resta di un corpo umano non appartiene ad Emanuela Orlandi.
A ribadirlo è stata una approfondita analisi sul Dna raccolto da quei frammenti, svolta all’interno del laboratorio Cedad facente parte dell’Università del Salento. Anche l’avvocato della famiglia Orlandi, Laura Sgrò, ha confermato la cosa.
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Nonostante le ossa appartengono ad un individuo vissuto in un periodo posteriore al 1900, non si tratta però di Emanuela. Le osservazioni condotte escludono la eventuale presenza di tessuti biologici unici appartenente alla ragazza.
E nonostante aleggi ancora il mistero su quanto avvenuto ormai quasi 40 anni fa, i parenti della Orlandi almeno hanno una conferma sul fatto che questa pista possa essere considerata chiusa.
Ma la vicenda presenta a sua volta degli interrogativi. Difatti ci sono due tombe che sono risultate vuote e che una segnalazione anonima aveva indicato come luogo di sepoltura di Emanuela Orlandi.
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L’avvocato Laura Sgrò si domanda il perché e si chiede anche per quale motivo non sia stato possibile consultare i documenti che attestano la costruzione di una camera situata proprio sotto alle suddette tombe.
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Nel frattempo Pietro Orlandi, fratello della giovane sparita, invoca ancora una volta una piena e seria collaborazione da parte del Vaticano. “La Santa Sede possiede dei rapporti sul rapimento di mia sorella ma ci ha sempre negato di prenderne visione. Spero che Papa Francesco assuma una posizione in merito e cominci ad aiutarci”.
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