L’Iss esprime preoccupazione per la presenza della variante Delta, arrivata ormai anche nel nostro Paese con già diversi casi segnalati.
Variante Delta, ci sono dei casi anche in Italia. Si tratta della mutazione del Coronavirus conosciuta in origine come “variante indiana” e che presenta un tasso di contagio più elevato di circa il 60% rispetto a quella inglese.
Leggi anche –> Bari, ischemia dopo il vaccino: morto Alessandro Cocco
In confronto alla quale si diffonde ed attecchisce anche con maggiore velocità. Questa sta comportando dei problemi in Gran Bretagna, dove da più di un mese erano avvenute delle massicce riaperture.
La variante Delta è in grado di colpire anche chi si è già vaccinato. Ed ora è ufficialmente presente anche in Italia, in particolar modo in Lombardia, Sardegna e Puglia. A Milano si riscontra un focolaio di 12 persone in una palestra, con tutti quanti gli individui coinvolti già soggetti a doppia vaccinazione.
Altri 12 positivi sono emersi nel sud della Sardegna ed ulteriori 25 a Brindisi e dintorni, con due precisi focolai in quest’ultimo caso. Questa situazione preoccupa il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che teme il non raggiungimento dell’immunità di gregge per il prossimo autunno, come è nelle intenzioni della comunità medico-scientifica.
Leggi anche –> Bollettino 15 giugno: in Italia poco più di 100mila positivi
Variante Delta, individuarla è assai complicato
Purtroppo la variante Delta appare molto difficile da riconoscere ad un primo sguardo. Anche questa, come le altre mutazioni del virus, presenta – quando il soggetto è sintomatico – segni quali mal di gola, raffreddore ed indizi comuni a quella che era la prima infezione da Covid.
Leggi anche –> AstraZeneca, l’Aifa indica come agire per i vaccinati under 60
La cosa importante da fare è continuare a processare un elevato numero di tamponi giorno dopo giorno. L’Istituto Superiore di Sanità teme che l’impatto di questa variante sia superiore rispetto a meno dell’1% del quale si ha notizia.
Se vuoi seguire tutte le notizie scelte dalla nostra redazione in tempo reale CLICCA QUI
Questo proprio a causa della sua complicata individuazione. Ci sono però studi che confermano come la doppia vaccinazione, pur non fornendo una protezione completa, garantisca comunque un tasso di immunizzazione molto vicino all’80% con Pfizer e del 60% con AstraZeneca.