Si studia il dopo Quota 100: tante le ipotesi in campo per la riforma delle pensioni ma ancora nessuna certezza
Ben presto Quota 100 non ci sarà più. Entrata in vigore nel 2018 con il governo giallo-verde, l’esperimento non è considerato riuscito per l’attuale governo Draghi. Chi è interessato può usufruire di Quota 100 al massimo fino al 31 dicembre 2021. A questo punto si aprono gli scenari su cosa cambierà. Le ipotesi sono varie e cambiano le proposte in base alla posizione che si occupa. Da una parte ci sono le richieste di lavoratori e sindacati che sono propensi a partire dai 62 anni di età o dai 41 anni di versamenti per andare in pensione. Inoltre, chiedono che non si faccia riferimento all’età per chi ha versato i contributi previdenziali per 41 anni. Dall’altro lato. poi, ci sono i tecnici del governo che tengono d’occhio i conti pubblici.
Pensioni, cosa cambia. la proposta dell’Inps
L’Inps ha provveduto a fare la sua proposta cercando di prendere come base di riferimento entrambe le posizioni, quelle dell’esecutivo attento ai conti e quelle dei sindacati e dei lavoratori. L’Inps ha preparato un dossier ed ha proposto una nuova Quota 100 ma con due anni in più sotto il profilo anagrafico.
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Si andrebbe in pensione con una quota totale di 100 tra età e contributi versati ma dal puto di vista anagrafico ci sarebbe il paletto dei 64 anni. In tal modo i contributi minimi passerebbero da 38 a 36 anni. In tal modo, spiega l’Inps, il costo per i conti pubblici scenderebbe di 1,2 miliardi.
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Va ricordato che con quota 100 si perdono comunque dei soldi sull’assegno pensionistico. Tuttavia, il ricalcolo nel futuro sarà sempre penalizzante per i pensionati. Il sistema contributivo che ormai è in vigore con il tempo comporterà ad avere delle pensioni più basse rispetto a quelle di oggi.