Un tessuto ecologico ancora poco conosciuto in Italia che meriterebbe di essere maggiormente pubblicizzato, sia per la sua utilità a favore dell’ambiente sia per le sue qualità di resistenza e comodità.
L’abaca, che alcuni chiamano anche canapa di Manila, è un tessuto ecologico ideato nel sud-est asiatico.
Abaca: origini e significato
Si tratta di una fibra naturale utilizzata per confezionare gli abiti o accessori moda come cappelli e borse ma non solo. In primo luogo è ottima perché risulta essere molto resistente, e per questo motivo nel corso della storia è stata adoperata e viene tuttora sfruttata per realizzare corde, tappeti e cesti o vari oggetti da impiegare sulle navi, poiché è indistruttibile anche all’usura dell’acqua salata.
La pianta dal cui fusto si estrae la fibra di abaca appartiene alla stessa famiglia del più diffuso banano, e il suo termine scientifico corrisponde a Musa Textilis. A occhio si può riconoscere facilmente, dal momento che appare come un albero di grandi dimensioni il cui tronco non è ligneo, bensì formato dalla stratificazione delle sue ampie foglie. Si dice che dietro una foglia di abaca si celi una storia diversa, a causa delle sue molteplici utilizzazioni.
Ma come mai, vi starete chiedendo, l’abaca si chiama cosi? Ciò è dovuto alla sua origine geografica: deriva dallo spagnolo abàca, ovvero un termine indigeno dell’isola di Luzon (Filippine). Fra l’altro, i primi esploratori dell’Asia non erano a conoscenza della specie arborea a cui il tessuto in realtà apparteneva e pertanto, a causa del suo utilizzo simile, la associarono erroneamente alla canapa. La maggiore città produttrice della fibra è stata Manila, la Capitale delle Filippine, che ancora adesso porta avanti tale tradizione.
Da tempo comunque la lavorazione si è estesa anche in Europa grazie agli olandesi che la importarono e in America, dove si effettuarono le prime coltivazioni a livello industriale non solo per manufatti tessili, ma anche per produrre la carta speciale per filtri, bustine da tè e carta moneta.
Attualmente, sulle etichette dei vestiti o degli accessori, la presenza di abaca è indicata con la sigla AB o con la scritta “Canapa di Manila”. Il tessuto viene importato con successo sia per la propria qualità e durevolezza che per il basso costo.
Naturalmente, per evitare lo sfruttamento dei lavoratori asiatici, bisognerebbe incentivare iniziative di commercio equo solidale ancora di più di quello che si sta già facendo grazie al contributo di determinate associazioni.