Look meravigliosi, finemente cuciti a mano con stoffe preziose e ricamati con disegni floreali. Di che cosa stiamo parlando? Dei costumi tradizionali che in alcune regione d’Italia si utilizzano ancora durante le feste popolari e che rappresentano un patrimonio storico importante da custodire e tramandare.
Fàddala, berrita, Mandile e Pannu sono indumenti che caratterizzano alcuni dei costumi tradizionali della cultura italiana ancora oggi usati soprattutto in alcune regioni.
Ogni luogo conserva gelosamente questo patrimonio e lo esibisce con orgoglio in occasione delle feste popolari o delle sagre di paese.
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Quali sono i costumi tradizionali che si utilizzano ancora?
Il Sud è la zona geografica dove è ancora forte questa tradizione, in particolare in Calabria ed in Sicilia.
In Calabria, ad esempio, seppur i vestiti cambiano molto anche a poca distanza geografica, possiamo riconoscere alcuni elementi tipici che si ritrovano sempre.
La donna è solita indossare una gonna lunga ricoperta da un grembiule, una camicia bianca di cotone e un panno.
La gonna, definita in dialetto calabrese, gonneddhra è larga, blu e plissettata; sopra, la faddàla, un grembiule nero damascato di tessuto pregiato, come il pizzo o il raso la copre parzialmente.
La camicia è coperta da quello che viene chiamato U pannu, un panno di lana pettinata che nel passato serviva per capire se la donna era sposata o libera.
Un mandile, copricapo di seta bianca, completa l’abbigliamento.
Se pensiamo alla Sicilia, invece, impossibile non pensare alla coppola, accessorio ereditato dall’Inghilterra e divenuto ormai simbolo di questa regione.
Come costume tradizionali, invece, la donna indossa vestito simile a quello calabrese composto da fadedda, una gonna di fibre naturali semplice lunga fino ai piedi e lo Jippuni, una blusa pesante dello stesso tessuto. Sulla Fadedda si indossa un grembiule spesso abbellito da decorazioni floreali.
U pannu qua viene sostituito da un fazzoletto colorato che avvolge le spalle e viene fermato all’altezza del petto da uno spillone.
Calze azzurre, scarpe nere e panno sulla testa, completano il vestito della tradizione popolare siciliana.
E nell’isola sarda, invece?
Anche in Sardegna le donne indossano un abito ricco, finemente decorato.
Sul capo indossano la Sa Benda, un copricapo di lino o cotone che ricade lungo sulle spalle e che può essere di vari colori a seconda dell’appartenenza al ceto sociale.
La camìsa bianca di cotone è racchiusa all’interno dalla pala a supra, un corpetto di stoffe diverse e cucito finemente.
Sopra la tunica, tipica gonna in orbace c’è la franda, il grembiule di panno.
Arricchiscono e abbelliscono il vestito gioielli d’oro, corallo e perle.
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Ci sono altri costumi tipici anche nel resto d’Italia?
In Lombardia è famosa la Guazze, acconciatura femminile della Brianza tipica del XVII e XIX secolo, resa famosa da Alessandro Manzoni. Questa capigliatura viene anche chiamata Raggiera perla sua forma: una serie di spilloni disposti a raggiera bloccano le trecce e trasformano l’acconciatura in un vero copricapo.
Nel Lazio, in Abruzzo e in Molise è invece famosa la ciocia, da cui deriva anche il nome ciociaria, tipica calzatura dei contadini e pastori costituita da suole di cuoio trattato che avvolgono il piede e rimangono ancorate alla gambe. Di solito si usavano con le pezze, una fascia di tessuto bianco che avvolge piede, caviglia e polpaccio.
Regione che vai, vestito che trovi.