Faddàla, Berrita, Mandile e Pannu. Sono tutti indumenti, ma dove si indossano?

Look meravigliosi, finemente cuciti a mano con stoffe preziose e ricamati con disegni floreali. Di che cosa stiamo parlando? Dei costumi tradizionali che in alcune regione d’Italia si utilizzano ancora durante le feste popolari e che rappresentano un patrimonio storico importante da custodire e tramandare.

Fàddala, berrita, Mandile e Pannu sono indumenti che caratterizzano alcuni dei costumi tradizionali della cultura italiana ancora oggi usati soprattutto in alcune regioni.

Famiglia
Foto da Pexels

Ogni luogo conserva gelosamente questo patrimonio e lo esibisce con orgoglio in occasione delle feste popolari o delle sagre di paese.

LEGGI ANCHE: Moda e superstizione: le collezioni del più grande tra gli stilisti nascondono un segreto

Quali sono i costumi tradizionali che si utilizzano ancora?

Il Sud è la zona geografica dove è ancora forte questa tradizione, in particolare in Calabria ed in Sicilia.

costume calabrese
Foto da Instagram

In Calabria, ad esempio, seppur i vestiti cambiano molto anche a poca distanza geografica, possiamo riconoscere alcuni elementi tipici che si ritrovano sempre.

La donna è solita indossare una gonna lunga ricoperta da un grembiule, una camicia bianca di cotone e un panno.

La gonna, definita in dialetto calabrese, gonneddhra è larga, blu e plissettata; sopra, la faddàla, un grembiule nero damascato di tessuto pregiato, come il pizzo o il raso la copre parzialmente.

La camicia è coperta da quello che viene chiamato U pannu, un panno di lana pettinata che nel passato serviva per capire se la donna era sposata o libera.

Un mandile, copricapo di seta bianca, completa l’abbigliamento.

Se pensiamo alla Sicilia, invece, impossibile non pensare alla coppola, accessorio ereditato dall’Inghilterra e divenuto ormai simbolo di questa regione.

costumi sicilia
Foto da Instagram

Come costume tradizionali, invece, la donna indossa vestito simile a quello calabrese composto da fadedda, una gonna di fibre naturali semplice lunga fino ai piedi e lo Jippuni, una blusa pesante dello stesso tessuto. Sulla Fadedda si indossa un grembiule spesso abbellito da decorazioni floreali.

U pannu qua viene sostituito da un fazzoletto colorato che avvolge le spalle e viene fermato all’altezza del petto da uno spillone.

Calze azzurre, scarpe nere e panno sulla testa, completano il vestito della tradizione popolare siciliana.

E nell’isola sarda, invece?

costumi sardegna
Foto da Instagram

Anche in Sardegna le donne indossano un abito ricco, finemente decorato.

Sul capo indossano la Sa Benda, un copricapo di lino o cotone che ricade lungo sulle spalle e che può essere di vari colori a seconda dell’appartenenza al ceto sociale.

La camìsa bianca di cotone è racchiusa all’interno dalla pala a supra, un corpetto di stoffe diverse e cucito finemente.

Sopra la tunica, tipica gonna in orbace c’è la franda, il grembiule di panno.

Arricchiscono e abbelliscono il vestito gioielli d’oro, corallo e perle.

LEGGI ANCHE: Direttamente dal profondo oriente il Kimono, un capo che è tempo di imparare a conoscere

Ci sono altri costumi tipici anche nel resto d’Italia?

In Lombardia è famosa la Guazze, acconciatura femminile della Brianza tipica del XVII e XIX secolo, resa famosa da Alessandro Manzoni. Questa capigliatura viene anche chiamata Raggiera perla sua forma: una serie di spilloni disposti a raggiera bloccano le trecce e trasformano l’acconciatura in un vero copricapo.

raggiera
Foto da Instagram

Nel Lazio, in Abruzzo e in Molise è invece famosa la ciocia, da cui deriva anche il nome ciociaria, tipica calzatura dei contadini e pastori costituita da suole di cuoio trattato che avvolgono il piede e rimangono ancorate alla gambe. Di solito si usavano con le pezze, una fascia di tessuto bianco che avvolge piede, caviglia e polpaccio.

Regione che vai, vestito che trovi.

Gestione cookie