Il brand francese ci ha riportato indietro nel tempo, ripercorrendo i rivoluzionari anni 60: parole d’ordine, grafiche pulite e color block.
“Penso che si debba accettare che la moda è un gioco. (…) Le persone amano la moda perché aiuta ad esibirsi nella vita. (…) Lo spettacolo è la performance della moda (…) Quindi Bisogna accettare di giocare a questo gioco senza senso”
Queste le parole pronunciate da Maria Grazia Chiuri, direttore creativo di maison Dior per introdurre la sua Spring Summer 2022: linee minimal e tecnica color block sembrano essere il fil rouge di un suggestivo viaggio attraverso evidenti richiami alla rivoluzione storica ed artistica degli anni 60 .
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Per costruire lo spettacolo, la Chiuri ha fatto riferimento a due grandi personalità artistiche degli anni 60. La direttrice creativa, infatti, ha coinvolto chi quel periodo lo ha vissuto con la propria pelle, non solo per quanto riguarda la scenografia, ma anche in merito all’elaborazione degli abiti.
La mastodontica cornice in cui si è svolta la SS 22 è stata progettata dalla grandissima Anna Paparetti, che, a ben 85 anni, è tornata indietro nel tempo, quando si riuniva con i suoi colleghi intellettuali al Piper Club di Roma.
La scenografia della sfilata, dunque, ha tratto la sua ispirazione dalla eclettica Pop art concettuale dei giochi da tavolo che la Paparetti aveva realizzato negli anni ’60: per questo le modelle sembravano come pedine muoversi in un coloratissimo e ben strutturato gioco dell’oca.
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Per questa collezione, Maria Grazie Chiuri è partita dall’ heritage del brand e se si parla di storia, si può pensare solo ad un nome, molto caro al fondatore del brand: parliamo di Marc Bohan.
Questo couturier d’eccellenza ha un grande merito nel percorso di evoluzione del brand: con la sua idea di “slim look”, infatti, ha avvicinato Dior ad una moda che avesse più a cuore benessere e libertà delle donne, “rompendo con il passato e introducendo il brand nel mondo del prêt-à-porter“.
Le parole d’ordine in passerella sono state due: colori neon, combinati in tecnica color block in chiave estremamente pop e linee pulite dal retrogusto quasi minimal. Abiti dalla linea ad A in stile “tennis” si alternavano a minidress con frange a mo’ dì ballerina, sempre mantenendo costante l’alternanza di blocchi di colore.
Altro elemento estremamente visto (e rivisto) è un pezzo di storia del brand: parliamo della giacca, presente in passerella in molteplici varianti, dalla trapuntata matelassé, alla pelle, dal denim a bomber e tailleur effetto neon. Un equilibrio perfetto tra sport ed eleganza, un richiamo ad una fase storica decisiva per il percorso della rivoluzione femminile verso l’indipendenza.
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