Un nome insolito e particolare, ma dal significato ben preciso: conosci lo stile Zazous? Appartiene a una corrente ribelle, scopri di più con noi!
La nostra rubrica ‘Vocabolario di moda‘ è ormai molto ampia, abbiamo affrontato insieme a voi tantissimi argomenti, soprattutto riguardante la storia che vi è dietro a un singolo termine, basta pensare al perché si dica haute couture, prêt-à-porter e così via. Alle spalle di un vocabolo vi è qualcuno che ha scoperto, modificato, cambiato e trasformato la storia stessa che ci portiamo alle spalle e in questo la moda ne è profondamente coinvolta.
Ad ogni passo storico corrispondono stili d’abbigliamento diversi e di passi avanti ne abbiamo fatti alla grande! Eppure esistono ancora dei termini che sono rimasti vivi e profondamente radicati nella cultura mondiale, come quello di cui vogliamo parlarvi oggi. Avete mai sentito parlare dello stile Zazous? Un termine decisamente insolito, che potrebbe assomigliare al nome di un cagnolino, ma in realtà cela ben altro. Perché non scopriamo insieme tutti i dettagli?
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Oltre ad essere uno stile, lo Zazous era una sottocultura francese appartenente alla seconda guerra mondiale. Il regime dittatoriale dell’epoca collaborava fortemente con i nazisti, imponendo leggi e decreti molto ferrei, specialmente nei confronti della gioventù, considerata dallo stato pigra, nullafacente e scansafatiche.
Tutto partì con un decreto legislativo che imponeva a tutti i ragazzi di tagliare i propri capelli dal barbiere, donandoli allo sforzo bellico affinché potessero essere realizzate pantofole e maglioni. Se una buona percentuale di giovani obbedirono, alcuni si opposero a denti stretti, iniziando a farsi allungare i capelli ricadenti su spalle e petto.
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Da qui i ragazzi iniziarono a farsi chiamare zazous, zazou al singolare, termine ispirato allo zootsuit, un cappotto a dress molto largo, con spalle esagerate e dal taglio oversize. Iniziò pertanto una vera forma di ribellione e ben presto il ragazzo zazou non venne riconosciuto solo come ribelle per i suoi ideali, ma anche e soprattutto per il vestiario.
Il dress code era molto libero rispetto al regime punitivo e dittatoriale dell’epoca, i ragazzi indossavano pantaloni molto larghi stretti in vita con cinture, giacche oversize esagerate che arrivavano spesso sino ai piedi, camicie, bretelle, baschetti, baffoni all’insù e morbidezze esagerate.
Ben presto questo stile venne abbracciato anche dalle donne che indossavano spesso abiti a pezzo unico in chiusura wrap dress, con spalline marcatissime, imbottite e squadrate, gonne delicate, ampie, sostenute da tulle e vita stretta e delineata.
I ragazzi zazou erano perlomeno cantanti e musicisti jazz, artisti, pittori, scultori, scrittori, una gioventù che sentiva il bisogno di viaggiare ed evadere attraverso l’arte, rifiutando qualsiasi regime d’imposizione dettato dalla guerra. Nonostante ad oggi lo stile zazou non esista più, potremmo riportarlo ai nuovi dress code dell’ultima generazione, rifiutando qualsiasi stereotipo, iniziando piuttosto a rompere le barriere, le categorizzazioni e i generi, che in fondo non descrivono mai appieno ciò che siamo.
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