La pellicola dedicata alla vicenda Gucci ha fatto discutere un po’ tutti, nel bene o nel male. Ma osservando attentamente alcuni dettagli nel film, si possono notare degli errori temporali alquanto grossolani che hanno inficiato fortemente l’attendibilità del racconto. Esigenze di sceneggiatura o mera disattenzione?
‘House of Gucci’, la nuova pellicola diretta da Ridley Scott, adattamento cinematografico dell’omonimo testo, ha generato hype e critiche ancor prima di uscire nelle sale.
Dopo la proiezione in Italia i commenti sono stati da ogni tipo: da chi lo ha amato incondizionatamente e chi, invece, lo ha considerato un adattamento cinematografico alquanto grossolano di una delle pagine di cronaca nera della moda più tristi mai esistite
La stessa Patrizia Reggiani ha voluto prendere le distanze da quanto emerso nel film, soprattutto perché non è stata contattata nè dallo sceneggiatore nè dallo scrittore. Idem la famiglia Gucci.
Ma al di là di ogni considerazione critica in merito, quel che è certo è che all’interno della pellicola ci sono delle inasattenze temporali alquanto evidenti.
Scelta stilistica del regista o mera disattenzione?
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Le principali sbavature della pellicola riguardano il contesto temporale in cui si svolgono gli eventi.
Vediamo insieme quali sono stati i principali errori di Ridley Scott nel dirigere l’adattamento cinematografico della morte di Maurizio Gucci, marito della Reggiani nonché imprenditore e presidente della casa di moda Gucci.
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Uno degli errori più eclatanti riguarda l’esistenza del giornale il Foglio. Come segnalato da Giuliano Ferrara, infatti, che ha fondato il giornale nel 1996, esattamente un anno dopo la morta di Maurizio Gucci avvenuta nel 1995.
Nel film, però, si vede Gucci leggere una copia del giornale, un errore che Ferrara ha commentato così: “Non si può avere di più dalla vita”.
Un errore importante, ma molto probabilmente voluto, riguarda la figura di Patrizia Reggiani e il modo in cui viene descritta.
La moglie di Maurizio Gucci, infatti, non apperteneva ad un ceto “basso”, anzi. Aveva un background economico sociale importante: i suoi genitori erano imprenditori.
La dimenticanza più importante, quella più grossolana, riguarda la figura di Dawn Mello, direttrice creativa del bran dal 1989 al 1994.
Secondo Nss Magazine fu lei la vera responsabile dello scouting di Tom Ford, che, sostituendola nel 1995, riscontrò un enorme successo fra il pubblico.
Ma nel film non vi è traccia.
Questo non vuole essere un articolo di critica cinematografica, ma gli errori commessi dalla produzione nel ripercorrere gli anni neri della celebre maison di moda non sono stati irrisori.
La produzione, infatti, avrebbe potuto seguire almeno una parte dall’Italia. E, come ha notare sempre Nss Magazine, è alquanto fastidioso assistere ad Aldo Gucci che, in pieno giorno, continua a salutare con “Buonasera”.
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