Chi non ha nel suo armadio un paio di jeans? Pochi però sanno come è nato questo capo evergreen e quali eventi lo hanno sera famoso.
Un tempo erano il must del look da teenagers ma oggi, anche grazie alle tante varianti nate negli anni, se ne può trovare almeno un paio nell’armadio di chiunque, a prescindere dalle fasce d’età. Da dove è nata però questa scalata verso il successo? Oggi ripercorriamo insieme la storia dei jeans.
La tradizione colloca gli antenati dei jeans in quel di Genova. Non è infatti un caso se il termine ingleseb lue-jeans si dice derivi direttamente dalle parole bleu de Gênes ovvero blu di Genova in lingua francese.
In questa città pezzi di resistente tela di colore blu vennero trasformati in pantaloni da lavoro. Quel che è certo è che nel XVI secolo dal porto genovese iniziò la grande esportazione di questo materiale.
Ma come accadde poi che i jeans divennero un capo ben oltre il contesto lavorativo? Stiamo per scoprirlo.
Jeans, come sono nati e divenuti famosi
Il moderno jeans in denim fu inventato nel 1871 da Jacob Davis. A differenza dei precedenti modelli il sarto aggiunse ai pantaloni in denim i rivetti in rame per rinforzare i punti maggiormente soggetti ad usura, come le tasche, particolarmente riempite dai cercatori d’oro e dai minatori, i lavoratori che oramai erano i principali consumatori di questi pantaloni.
Intanto Levi Strauss aveva fondato quella che sarebbe poi divenuta la Levi’s e, in società con Jacob Davis, registrò il brevetto dei jeans.
La Levi’s poté così produrre in esclusiva i pantaloni di robusto cotone tenuti insieme, oltre che dai punti del cucito tradizionale, anche da rivetti metallici, appena brevettati. I jeans divennero così in brevissimo tempo la divisa degli operai della ferrovia transamericana, dei “miners”, dei cowboy: un successo a dir poco fulmineo.
Quando poi il nome del tessuto, jeans, divenne l’appellativo del pantalone stesso, la particolare tela blu venne ribattezzata denim. Il brevetto registrato da Levi Strauss e Jacob Davis poi giunse a scadenza e tanti poterono iniziare a produrre gli oramai famosi pantaloni.
Lungo il ‘900 il modello assunse pian piano le sembianze con cui tutti lo conosciamo oggi: Prima, nel 1905, fu aggiunta la seconda tasca posteriore, poi toccò ai passanti nel 1922 e poi alla zip, che sostituì i bottoni nel 1926.
Nel 1935 venne lanciato il primo jeans da donna e due anni dopo i mitici pantaloni sbarcano definitivamente nel mondo della moda grazie alla loro prima comparsa su Vogue.
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Fu però solo dopo la Seconda Guerra Mondiale che i jeans divennero un capo dedicato al tempo libero, sbarcando in Europa con le truppe americane.
Negli anni ’50 furono poi i divi del cinema e della musica a regalare la grande popolarità ai jeans, con attori come James Dean che li indossò in Gioventù bruciata o Marlon Brando che li sfoggiò in sella alla sua moto in Il Selvaggio ma anche cantanti come Elvis Presley e Bob Dylan.
Certo i ceti più alti non apprezzavano il capo e la situazione peggiorò con i movimenti del 1968 in seguito ai quali il jeans assunse una valenza politica, simbolo di contro cultura, di contestazione.
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Il mondo della moda però, con il suo occhio lungo, vedeva tutto il potenziale del capo e così inizio a lavorarlo. Lontani oramai dal mondo del lavoro, i giovani riedevano sempre più blue-jeans che aumentassero il loro fascino: i modelli divennero così sempre più attillati, molto aderenti, quasi una seconda pelle.
Seguirono poi ovviamente diverse rivisitazioni. I jeans, oramai preda delle griffe più famose, si fecero prima sfrangiato con gli hippies degli anni ’70, poi super decorato con applicazioni di ogni genere negli anni ’80 e infine nuovamente aderente negli anni ’90.
La moda da allora non si è più fermata e non ha più abbandonato il denim e i jeans in particolare.
Ancora oggi infatti gli amiamo e continuiamo a indossarli in varianti sempre nuove. Del resto, un jeans è per sempre.