Alexander McQueen torna in vita con la nuova collezione A/I 2022: l’omaggio allo stilista che ha fatto commuovere l’intera Fashion Week.
Nessuno potrà mai dimenticare l’incredibile talento di Alexander McQueen: anima solitaria, artista compreso da molti, ma incompreso da altri, uno tra gli stilisti più visionari che la moda anni 90 e 2000 potesse aver adottato come figlio vero e proprio, a tutti gli effetti. La sua era una concezione della moda come garanzia indiscussa di stile, portamento, leggiadria e Romance allo stato puro.
Sarah Burton, direttrice creativa della maison Alexander McQueen ha presentato alla New York Fashion Week una collezione interamente dedicata alla N°13 dello stesso Alexander, che fu un vero e proprio film tridimensionale, un viaggio nell’arte mescolato alla moda e all’avanguardia assoluta.
Vengono riprese le forme, i colori, le sensazioni di una collezione creata per demonizzare le proprie paure, i propri tormenti, gli stessi che troncarono la vita di McQueen. Sarah riesce a riportare alla luce l’immensa visione di Alexander e la nuova A/I 2022/23 ha conquistato tutti, commuovendo la passerella. Scopriamola insieme
Sembra impossibile non notare l’omaggio che la direttrice creativa dell’omonima maison, Sarah Burton, abbia voluto regalare all’immenso Alexander McQueen. I suoi tormenti, le sue paure e le sue angosce venivano trasportate nei vari abiti, volti sicuramente a demonizzarli, renderli in qualche modo più umani. La nuova collezione si ispira certamente ad uno dei fashion show più incredibili di sempre.
Nel 1999 Alexander presenterà la N°13, una collezione fatta di vitalità, tridimensionalità ed eccentricità. Lo sfilata si concludeva con la bellissima Shalom Harlow intenta a farsi letteralmente schizzare sul vestito getti di vernice nera da due braccia roboticihe posti ai lati della passerella. Fu talmente incredibile e accattivante la scena, che gli spettatori rimasero sbalorditi.
La collezione quindi si ispira proprio a questo gesto, così come tanti altri dell’incompreso, visionario e pazzesco Alexander. Gli elementi di spicco sono stati i tailleur, dalle forme sublimi e squadrate che dominano sul movimento fiero, impetuoso. Il fondo bianco dei completi si tinge di quegli stessi schizzi fluo che nel 1999 avevano ribattezzato l’abito bianco, in una stretta correlazione del rapporto tra uomo e macchine asettiche.
L’intera linea guarda fiera all’utilizzo del colore, che sembra comportarsi quasi come una sorta di faro nella notte. Le nuance devono catturare, illuminare, porsi come una guida tra le paure e le ore più buie della sera. Le stampe psichedeliche si fanno strada tra lavorazioni in maglia, lana sottile e leather, riprendendo le forme dei funghi con i loro cappelli e i loro steli.
Il tema del sottobosco si percepisce dal movimento della frange, dai poncho indossati con morbidezza, dagli stivali lucidi in pieno stile caccia, dalle bluse appariscenti e dalle tante serie di tailleur che sfiorano il giallo, il verde intenso, il rosa, il nero, il borgogna. L’intera collezione è quanto di più bello Alexander avrebbe potuto percepire come propria e siamo sicuri che in un universo parallelo, McQueen si stia godendo il successo della sua arte, delle sue forme…di quelle paure che ce lo hanno fatto amare.
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