La storia di Louis Vuitton, dallo stilista alla maison, sembra quasi un film: conosci perfettamente come nasce la borsa più In di sempre?
Prima ancora di parlare di borse, di bauli e valige, bisogna parlare di Louis Vuitton: uno degli imprenditori appartenente al 1800 che ha letteralmente stravolto e condizionato lo stile aristocratico dell’epoca, di cui lui non ne faceva neppure parte. Un percorso straordinario, idee fantasiose ed innovative che permisero ad un giovanissimo Louis di entrare nelle grazie della borghesia parigina e che, ancora ad oggi, è garanzia di successo, charme e profonda eleganza.
La storia di Louis Vuitton sembra quasi ispirata ad un film, ma è in realtà vera, in tutto e per tutto. Nato nel 1821 da una famiglia non troppo agiata in un minuscolo villaggio della Borgogna, il nostro Vuitton rimane orfano di madre a soli dieci anni e nel giro di altri due, persino del padre. Ritrovatosi solo, con se stesso e nient’altro in mano, deciderà di intraprendere un vero viaggio della speranza verso Parigi, la città che già all’epoca poteva essere definita dell’arte, della moda e dell’amore. Passeranno quasi tre anni da quando, con quel paio semplice di scarpe, Louis scorgerà da lontano le guglie di Notre Dame e…il resto scopriamolo insieme!
Un viaggio di quasi tre anni e che vanta più di quattrocento km: questo è ciò che un giovanissimo Louis Vuitton, all’età di appena tredici anni, deciderà di compiere per raggiungere la città che lo avrebbe letteralmente salvato, osannato e portato a ciò che conosciamo oggi sul gusto incredibilmente sublime della maison. Durante il tragitto i documenti attestano di aver fatto i più disparati lavori per permettersi un tozzo di pane, dal carpentiere al mugnaio, arrivando ai sedici anni, con il primo piede messo nella splendida Parigi.
Non tergiverserà sul cosa fare, sul come vivere o guadagnare, difatti nel giro di pochissimo tempo si farà assumere presso la bottega di Monsieur Marechal, il più noto fabbricante di valige di tutta la Francia e che nel 1837 era descrizione di lusso estremo. Louis inizia quindi ad imparare un vero e proprio mestiere, a lavorare la pelle, ad immaginare nuovi modi di costruire quelle tanto amate valige da parte dell’alta borghesia parigina, proponendo nuove idee, del tutto innovative e fuori da ogni norma per gli anni che stesse vivendo.
Nel giro di appena vent’anni, Vuitton inizia ad essere un nome sempre più presente sulla bocca degli aristocratici, specialmente su quella della moglie di Napoleone Bonaparte III, all’epoca donna piuttosto influente nel campo della moda e dello stile. Eugenia de Montijo chiedeva espressamente a Louis di costruirle dei bauli di diverse dimensioni e voleva che solo le sue mani mettessero al mondo quell’oggetto tanto desiderato.
Sarà lei ad introdurlo nel mondo dell’aristocrazia più elitaria, garantendogli quindi libertà economica e finanziaria, fin quando, nel 1954 verrà aperta a Res de Capucines la prima boutique firmata Louis Vuitton. L’azienda ben presto vedrà una crescita così esponenziale da costringere l’omonimo fondatore, sposatosi nel frangente con Clemence Parriaux, ad Asnières sur Reine. Da una fabbrica chiusa appartenente al conflitto tra Francia e Prussia darà il via alla produzione di quel che sono stati i più famosi volti dell’azienda stessa: il baule Triaton, con coperchio piatto e manico frontale, il Wardrobe, baule concepito in verticale per poter spostare capi importanti ed eleganti senza sgualcirli e il Canvas impermeabile dal tipico motivo a fiori.
Louis Vuitton morirà nel 1892, lasciando in eredità al figlio, ai nipoti e ai futuri direttori artistici una vera e propria ricchezza. Da lì a poco nasceranno le Speedy, la Steamer bag, le Keepall e l’Alma, dedicata all’amica Gabrielle Chanel. Tuttavia Vuitton ha fatto molto, molto di più: è riuscito a reinventare una vita cattiva, trasformandola in un filo conduttore tra tempi passati, presenti e futuri. LV è garanzia di successo e difficilmente vedrà un tramonto. Non sicuramente per i prossimi cent’anni.
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