La stampa animalier è ad oggi un vero evergreen di tutte le stagioni: ma come nasce e soprattutto come è diventato un successo mondiale?
Se ci pensiamo bene, l’uomo ha sempre indossato in qualche modo il tessuto animalier: in epoca preistorica uomini e donne erano soliti cacciare gli animali, nutrirsi delle loro carni e utilizzare le pellicce come veri e propri capispalla, per ripararsi dal gelido dell’inverno, rigido e duro. Montoni, mucche, poi conigli e lepri, man mano che le società si sviluppavano, le pellicce acquisivano un significato anche stilistico e non solo pratico.
Oggi però non parliamo delle pellicce, bensì dei tessuti animalier, tutti quelli che solitamente raffigurano i manti di zebre, leopardi e tigri. Sexy, dei veri evergreen che non vedono stagionalità, difatti possiamo ritrovarli in mise prettamente estive, così come invernali composte da pantaloni, blazer, giacconi e camicette.
Eppure la storia del tessuto animalier per come viene inteso oggi non è neppure così lontana e dobbiamo tutto a uno degli stilisti più famosi, chic e anticonformisti di sempre. Avete già capito di chi stiamo parlando?
Il tessuto animalier, ad oggi, lo ritroviamo su qualsiasi tipologia di capo: partendo dalle camicette di seta, passando per pantaloni e gonne, arrivando ai long dress o mini dress, nella loro accezione estiva o invernale. Le stampe solitamente riprendono i manti delle tigri, dei leopardi e delle zebre, da sempre comunicano una certa sensualità e una voglia di sedurre tramite la moda. Un tessuto che certamente è impegnativo da indossare, tuttavia negli ultimi due anni sembra essere tornato alla ribalta direttamente da una moda anni 70 e 80.
Come dicevamo, la storia ci insegna quanto l’animalier sia sempre stato adottato, vuoi per praticità, vuoi per bisogno, vuoi ancora per estetica. Ad esempio in Egitto le pelli dei felini erano utilizzate come ornamento corporeo vero e proprio, specialmente perché le credenze definivano questi animali come mezzo per entrare in contatto con gli Dei. Ovviamente i tessuti realizzati con le pelli erano ad uso esclusivo del faraone e della sua famiglia, tuttavia non era raro trovarle anche in mise di ceto sociale basso.
Bisogna però ringraziare uno stilista in particolare se ad oggi possiamo indossare l’animalier per come lo intende la moda attuale ed il suo nome è proprio Christian Dior! Era il 12 febbraio del 1947 quando, in una sfilata per la moda P/E, la collezione sfoggiò ben tre capi con la stampa jungle. Il successo fu immediato, la seduzione che i capi sprigionavano conquistò milioni di donne, ispirando e condizionando altri stilisti dell’epoca, compresi quelli contemporanei. Tuttavia, l’animalier sino agli anni 60 era utilizzato principalmente per abiti e completi piuttosto eleganti, indicati quindi per eventi formali o prettamente chic.
Dopo i 60s invece troviamo una vera rivoluzione, difatti l’animalier viene introdotto anche nella moda maschile, strappandola da tabù e imposizioni, liberandola in un contesto meno formale. La nascita del glam rock sarà quindi ben allineata con l’utilizzo dei tessuti leopardati e zebrati, soddisfacendo i sogni di donne e uomini. E ancora ad oggi, indossare l’animalier sarà sempre un gesto osato, ma mai scontato!
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