Il tailleur è diventato un capo ampiamente utilizzato nel guardaroba femminile, tuttavia non sempre lo è stato, avendo una storia radicata nell’abbigliamento maschile. Propriamente si parla di lady’s suit, ovvero del corrispettivo femminile del tailleur da uomo.
La sua storia è molto complessa e sicuramente va ben oltre quella del semplice capo elegante. Il tailleur è il simbolo dell’emancipazione e del potere della donna che sceglie di indossare un capo di riferimento maschile. I primissimi modelli risalgono a tenute da equitazione, il capo era ritenuto molto pratico e quindi veniva ampiamente utilizzato.
Tuttavia è stata la Regina Alessandra, moglie di Edoardo VII del Regno Unito, a lanciare il tailleur come capo femminile di grande eleganza. Commissionò infatti al sarto John Redfern una serie di taiileur da portare in viaggio, allora era il 1885 quindi i canoni estetici erano quelli del tempo. Dovevano essere abiti facili da indossare, comodi e senza fronzoli, con degli accessori pratici come il gilet. La realizzazione fu un passo determinante per l’emancipazione della donna in fatto di abbigliamento.
Il primo tailleur ovviamente non era così comodo rispetto a quello moderno, le stoffe erano pesanti e la silhouette comunque rigida e molto avvitata. Tuttavia, era pur sempre più comodo rispetto agli abiti femminili del tempo. Nei primi modelli era composto da una giacca corta e da una gonna molto lunga che copriva i piedi.
Durante il primo conflitto mondiale il tailleur femminile ha assunto le connotazioni odierne con gonna sotto il ginocchio, giacca meno corta e rigida. Dalla fine del XIX secolo è stato prima il capo delle occasioni informali, venendo indossato al mattino, e poi è diventato simbolo del progresso e della donna in carriera. Il suo diretto riferimento nel XVII secolo era l’hongreline, una giacca con bottoni che veniva utilizzata dalle donne.
Solo con l’urbanizzazione c’è stato il boom del tailleur, merito anche di Chanel e Christian Dior che lo hanno trasformato in un capo estremamente alla moda e sempre più amato. Negli anni sessanta Yves Saint Laurent ha dato seguito ad un insieme di look androgini introducendo lo smoking con il pantalone. Il successo è arrivato negli anni ottanta quando si è consacrato il binomio tailleur-lavoro.
In particolare bisogna ricordare il lavoro di Giorgio Armani che nel panorama italiano è quello che ha dedicato per primo ampio spazio a questo modello, lanciando proprio la giacca per uomo, per i capi femminili. Niente più abiti striminziti e super fascianti ma morbidi e comodi.
Letteratura e cinema hanno fatto poi il resto del lavoro, basti pensare al tailleur di Ingrid Bergman in Casablanca o di Susan Sarandon ne Il Cliente. Oggi tra i più in voga c’è sicuramente quello di Zara arancione, perfetto per l’estate.
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