In America lo chiamano Sharenting da share, condividere, e parenting ovvero genitorialità. È la pratica, oggi sempre più diffusa, di condividere contenuti dei propri figli sui social.
Il fenomeno negli ultimi anni ha assunto una connotazione sempre maggiore, i genitori hanno iniziato a condividere foto, video e poi momenti della vita quotidiana, attimi, cose private. Questo implica delle circostanze che possono essere pericolose e devono far riflettere.
La questione dei Ferragnez ha acceso il dibattito, portando alla luce qualcosa su cui si vociferava già da tempo, uno strumento molto pericoloso se utilizzato nelle mani sbagliate.
Quando si condividono immagini, dati e dettagli di un minore spesso non si pensa al seguito che quell’azione può avere, a cosa può significare effettivamente ed è per questo che talvolta non si comprende correttamente quello che si sta facendo e quali possono essere i danni per il bambino.
Pubblicare una foto, costruire un’identità digitale, vuol dire condividere ogni dettaglio e soprattutto non considerare quelli che sono i desideri dei bambini. Non tutti vogliono essere messi in bella piazza, ci sono persone timide, anche da piccole, che non amano questi gesti, questa attenzione, queste condivisioni.
Solo perché oggi ci sono tanti strumenti tecnologici non vuol dire che tutti devono diventare parte di un circolo vizioso che non hanno richiesto. Ci sono dei rischi per la crescita, perché tutto questo può compromettere la percezione del reale, sottolineano gli esperti. I bambini avvertono la pressione sociale, i like, i commenti, tutta cose a cui non dovrebbero proprio pensare in realtà perché dovrebbero condividere loro quello che vogliono, quando vogliono e attraverso canali di comunicazione diretta, non con i social.
Questo vale sia per bambini piccolissimi ma anche per bambini più grandi. Inoltre il problema principale sono i dati, questa condivisione di informazioni personali può essere molto pericolosa. Ogni giorno condividiamo centinaia e migliaia di informazioni che possono essere succulente per terzi. Quindi questo atteggiamento andrebbe rivisto non solo per il beneficio diretto del minore ma anche per quanto riguarda i dati personali che oggi si fa presto a condividere ma che possono essere un ambito molto pericoloso se non valutato con attenzione.
Per ogni azione, ci sono delle conseguenze. Lo shareting ne ha molte, spesso sottovalutate. Oltre al rischio della pedofilia, del furto dati, della condivisione del materiali su piattaforme non autorizzati, i contenuti personali non andrebbero condivisi. Gli esperti sono chiari, non è utile, non c’è beneficio ma solo rischi da questo tipo di condivisione.
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